Quanto e come il progresso tecnologico ha avuto un ruolo nel migliorare la vita delle donne

 

Cucina, bucato, cura della casa e della famiglia: fino agli anni Sessanta la vita delle donne era scandita dal ritmo domestico dei lavori di casa, ma poi la tecnologia ha aiutato mogli e madri ad uscire dalle mura domestiche. Parliamo della massiccia diffusione degli elettrodomestici “bianchi”, cioè quelli di maggiori dimensioni, tradizionalmente contenuti in una scocca metallica smaltata di bianco, che hanno consentito alle donne di uscire di casa e andare a lavoro, dando inizio ad una vera emancipazione femminile.

 

Insomma, nella seconda metà del secolo scorso, la tecnologia è stata davvero amica delle donne: frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie e forni di ogni tipo hanno reso più facile e veloce il lavoro domestico, aprendo la strada delle mogli a nuove possibilità. Sembra strano a dirsi, certo, però senza quella tecnologia al servizio della gestione domestica, l’emancipazione femminile sarebbe stata molto più difficile, se non impossibile. Il progresso tecnologico, infatti, non è sempre stato a vantaggio delle donne. 

 

Tecnologia: la prima rivoluzione industriale non ha aiutato le donne

 

La prima rivoluzione industriale non è stata di certo amica delle donne. Non solo i lavori domestici risultavano sempre a loro carico al cento per cento, ma in più si riteneva che solo alcune tecnologie fossero adatte alle donne, come quelle del settore tessile. Nella prima parte del Novecento l’emancipazione femminile è ancora lontana: era imperante quell’idea sbagliata che la donna fosse adatta solo per certi mestieri come dattilografa, centralinista, sarta. E i motivi sono facili da comprendere: il tempo per studiare e lavorare, per le donne, era ben poco, troppo occupate nelle faccende domestiche e familiari, e poi quelle dita piccole e sottili erano considerate un ostacolo a lavori più impegnativi e pesanti. 

 

Qualcosa cominciò a cambiare durante la Prima Guerra Mondiale, quando gli uomini erano al fronte, e le donne furono chiamate per sostituirli in tutti i settori. Fu la guerra, insomma, a dare un timido inizio ad una reale emancipazione femminile dalla vita domestica. 

 

Emancipazione femminile: tutto comincia con la seconda rivoluzione industriale

 

La seconda rivoluzione industriale è stata certamente più amica delle donne perché nel giro di meno di un secolo la tecnologia ha cambiato realmente la vita dell’umanità, contribuendo in modo concreto all’emancipazione femminile dall’esclusivo ruolo di mogli e madri. 

 

Quando arrivarono acqua, gas ed elettricità, le case divennero finalmente più luminose e igieniche. E quando cominciarono a diffondersi frigoriferi, lavatrici e telefono, la vita delle donne cominciò a cambiare. L’aspetto più significativo di questa tecnologia, poi, è stata la crescente partecipazione dell’universo femminile nel mercato del lavoro: più libere dai lavori domestici, le donne si avviarono verso una vera emancipazione femminile

 

Tecnologia digitale: una sfida per le donne di oggi e domani

 

Secondo gli esperti, la terza rivoluzione industriale, quella delle nuove tecnologie, non sembra favorire le donne. Pare, infatti, che oggi, nei settori tecnologici, ci sia una polarizzazione del mercato del lavoro, in cui il “popolo rosa” è relegato ai lavori di bassa e media complessità, in barba all’emancipazione femminile

 

Se le donne vorranno avere un futuro nel mercato del lavoro con le nuove tecnologie, quindi, dovranno accettare nuove sfide e  orientare maggiormente la loro formazione, soprattutto universitaria, verso le materie scientifiche e tecniche.