Come preservare la salute delle donne a prezzi accessibili in un mondo governato dagli uomini. La femtech può aiutare?    Un’intera serie di gadget e app femminili ci fa pensare che le donne stiano acquisendo potere e che siano finalmente in grado di prendere in mano la propria salute. Ma è davvero così?    Nel 2016 viene coniato il termine femtech, che sta ad indicare tutto quell’insieme di dispositivi e applicazioni dedicate alla gestione digitale della salute femminile. Un mondo in rosa tutto in evoluzione, insomma, da cui ci si aspettava (e ci si aspetta) grandi cose.    Ma possiamo davvero aspettarci che le app femminili rispondano alle esigenze delle donne se il settore tecnologico governato dagli uomini? E ancora, possiamo davvero aspettarci che la femtech non costi cara alle donne, in un paese dove l’IVA per gli assorbenti è al 22% come se avere il ciclo mestruale fosse un lusso destinato a poche privilegiate?    Femtech: se gli investitori sono uomini “La verità è che la stragrande maggioranza degli investitori, anche nell’assistenza sanitaria, sono uomini”. Lo ha detto e confermato Trish Costello, CEO fondatore del fondo di investimento Portfolia e Portfolia FemTech Fund, un braccio dedicato in modo specifico alle società di assistenza sanitaria femminile.    “A volte si è molto a disagio con i prodotti che riguardano la menopausa, il parto, i cicli mestruali e cose di questo genere.”; “non voglio parlare di vagine ogni lunedì mattina al mio incontro con il partner”; Queste sono solo alcune affermazioni che Trish Costello dice di aver sentito da parte di investitori in tecnologia sanitaria, potenziali investitori in femtech.  È chiaro che in questo scenario le app femminili non possono avere grande impulso.    Eppure, man mano che crescono gli investimenti in femtech e che le aziende elaborano app femminili e altre soluzioni digitali dedicate alla gestione della salute delle donne diventano redditizie, vengono sradicati dei tabù.    Ma non è abbastanza. Perché la vera domanda è: quanto sono utili davvero queste app femminili? La femtech non sarà un altro modo per far diventare le donne uno strumento per il benessere (e in questo caso il guadagno) maschile?    App femminili: non è tutto rose e fiori   La carenza di leader femminili nella Silicon Valley è evidente: solo il 7% dei partner delle prime 100 società sono donne. Come fa la femtech a decollare in un settore del genere? Ovviamente non lo fa.  Si stima che il mercato dei dispositivi e delle app femminili varrà 50 miliardi di dollari nel 2025, ma non ci si potrà arrivare finché le donne non avranno più peso all’interno del settore tecnologico.   E non solo. Anche il peso politico delle donne dovrebbe aumentare per vedere finalmente la salute delle donne in primo piano. Non solo in quanto a soluzioni intelligenti e innovative per la gestione della salute, quelle sono appannaggio delle aziende tecnologiche. Ma anche per quanto riguarda i costi e le regole della sanità digitale femminile.    Insomma, se in Italia l’IVA sugli assorbenti è al 22% (mentre negli altri paesi europei è molto più bassa o addirittura assente), e se i politici italiani considerano le donne che usano gli assorbenti come dei cittadini che inquinano e che vanno combattuti, come possiamo aspettarci supporto alla femtech, e una regolamentazione su tutti gli aspetti delicati legati alle app femminili, come privacy e costi?