La compravendita dei dati sensibili potrebbe riguardare anche il ciclo e l’ovulazione, raccolti con le app di monitoraggio della salute femminile. 

 

Negli ultimi anni si stanno diffondendo le applicazioni di monitoraggio del ciclo mestruale femminile: uno dei vantaggi di essere entrati nell’era della Femtech, la tecnologia che pensa alla salute delle donne. Ma che se ne fanno le società dei nostri dati? Come siamo messi in termini di privacy? 

 

I dati riguardanti la fertilità e le eventuali gravidanze delle donne, infatti, pare facciano gola alla compagnie che le raccolgono tramite le app di monitoraggio della salute femminile, perché potrebbero essere rivendute a terzi, come ad esempio alle aziende sanitarie o alle aziende farmaceutiche ma anche alle agenzie pubblicitarie, all’insaputa delle utenti. 

 

Infatti, che le grandi aziende informatiche e tecnologiche raccogliessero ogni tipo di dato dei propri utenti, è un fatto noto a tutti. Ma allora che fine fa la nostra privacy? L’era della Femtech potrebbe aprire un nuovo commercio di dati sensibili sulla salute femminile?

 

Femtech: un mercato da 50 miliardi di dollari

 

Le applicazioni di monitoraggio del ciclo mestruale e della fertilità rappresentano la nuova frontiera dell’era digitale detta Femtech, letteralmente “tecnologia al femminile”. Un mercato, quello della Femtech, che si prevede raggiungerà i 50 miliardi di dollari entro il 2025, e forse a discapito della nostra privacy

 

Un reportage del quotidiano Washington Post, infatti, ha cominciato a porre i riflettori sulla compravendita dei dati: pare che l’azienda Ovia Health, produttrice di app al femminile, avrebbe venduto i dati delle sue utenti alle compagnie assicurative e ai datori di lavoro, in barba alla privacy,  in modo da consentire l’analisi dei processi fisici ed intenzionali delle dipendenti. Non a caso, in alcune aziende, si offrono buoni da 1 dollaro al giorno per incentivare le impiegate all’utilizzo di queste applicazioni. 

 

A confermare questa violazione della privacy femminile da parte delle app Femtech è  l’associazione non profit Electronic Frontier Foundation, che ha pubblicato un rapporto che segnala applicazioni e dispositivi Femtech le cui privacy policy fanno acqua da tutte le parti. Molte di queste, infatti, cedono i dati a terze parti e risultano piene zeppe di pubblicità.

 

Quindi come difendere la propria privacy?

 

I dati personali, si sa, sono preziosi per le aziende, e il loro valore aumenta quando toccano una sfera ancora più intima e personale, come nel caso delle applicazioni di monitoraggio del ciclo mestruale dell’universo Femtech. E allora, come usufruire dei vantaggi di questa tecnologia senza consentire a queste società di minare la nostra privacy?

 

Il consiglio, in generale, è quello di leggere sempre molto attentamente le privacy policy di ogni applicazione, prima di scaricarla o effettuare la registrazione. Troppo spesso, infatti, scarichiamo app sui nostri smartphone, accettando le condizioni di privacy senza leggerle. Un errore che può essere fatale, portandoci a cedere ogni diritto sui nostri dati personali. Nessuna app dell’universo Femtech, infatti, vale la cessione dei propri dati personali sensibili. 

Un altro suggerimento è quello di informarsi prima di attivare un download: articoli e recensioni online potrebbero salvarci da un’applicazione pericolosa.