A questi ritmi di crescita non basterebbero 200 anni per colmare il gender gap tra uomini e donne nel settore tech

Internet è uno spazio democratico. È la verità? A quanto pare no, almeno non tra uomini e donne. Ebbene si, perché per quanto riguarda il rapporto tra donne e tecnologia c’è ancora molto da fare.

Stiamo parlando del digital gender gap (o gender digital divide) ovvero quel fenomeno secondo il quale c’è un divario nel rapporto fra donne e tecnologia rispetto agli uomini, anche a parità di livello di istruzione, di età e di condizione sociale. E questo divario è tale che se i ritmi di crescita restassero come quelli odierni, è stato calcolato ci vorrebbero 108 anni perché si possa colmare complessivamente.

Nel mondo del lavoro, poi, ci vorrebbe ancora di più: addirittura 202 anni perché donne e uomini raggiungano pari livello nelle aziende tecnologiche. Basta pensare che secondo il Women in Digital scoreBoard dell’Unione Europea, c’è una sola specialista ICT donna su 6 uomini, e le poche donne del settore guadagnano quasi il 20% in meno rispetto ai loro colleghi maschi.  In questo scenario globale, in Italia il digital gender gap è ancora più grande, ai livelli di Bulgaria, Romania e Grecia.

 

Come nasce il digital gender gap

Le donne che scelgono di intraprendere un percorso di studi in ambito STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) sono poche rispetto ai loro coetanei di sesso maschile: una percentuale che si aggira intorno al 30%.  Come mai? Cosa c’è all’origine del digital gender gap?

In buona parte è tutta questione di pregiudizio: è opinione comune, infatti, che le donne siano più portate verso le materie umanistiche e gli uomini verso quelle scientifiche. Pregiudizio che spesso ha origine prima in famiglia e poi a scuola, e che rischia di ancorare il rapporto tra donne e tecnologia a vecchi e superati luoghi comuni. 

Un vero peccato questo digital gender gap, perché la maggior parte dei manager delle risorse umane sostiene che una maggior presenza di donne in ruoli STEM potrebbe avere un impatto positivo e determinante sul business delle aziende di questi settori.

Donne e tecnologia, infatti, vanno molto più d’accordo di quanto si possa pensare: è al gentil sesso, infatti, che si attribuiscono, più che agli uomini, alcune abilità di tipo soft skill come flessibilità, disponibilità al cambiamento, multitasking e problem solving, che risultano indispensabili per l’innovazione. 

Senza contare che uno dei settori tech emergenti è quello detto “Femtech“, ovvero la tecnologia al servizio delle esigenze e della salute femminile, che per essere davvero efficace dovrebbe essere programmata dalle donne per le donne. 

 

Come avvicinare donne e tecnologia?

Come possiamo fare per migliorare davvero e velocemente il rapporto tra donne e tecnologia eliminando il digital gender gap?

La soluzione sta nell’eliminare questa cultura del pregiudizio che vede l’universo femminile lontano dalla tecnologia: 4 italiane su 10 affermano, infatti, che un’attività gestita da una donna è ancora vittima di pregiudizi. Qualcosa, però, sta cambiando online: nell’e-commerce il fatto che un business sia gestito da un uomo o da una donna pare sia un aspetto che non viene preso in considerazione dagli acquirenti.

Che internet sia il motore di questo cambiamento?