La tecnologia al servizio della salute femminile non sempre è all’altezza delle aspettative

 

La tecnologia al servizio della salute femminile, detta Femtech, promette di trovare soluzioni digitali, innovative e alla portata di tutte le donne, per la gestione del benessere in rosa. Ma riesce sempre a rispondere alle aspettative? La risposta sembra essere no. 

 

Sono numerose, infatti, le applicazioni pensate per gestire alcuni aspetti della salute femminile, come la fertilità, che hanno fallito nel loro obiettivo. Un esempio su tutti? Utilizzando l’app Natural Cycles, inventata per monitorare la fertilità, in una cittadina svedese, in 3 mesi si sono registrate più di 30 gravidanze indesiderate tra le donne che la utilizzavano. Un bel colpo per il settore Femtech!

 

Purtroppo, anche se siamo entrati da un bel po’ nel nuovo millennio, la salute femminile è ancora un’area trascurata dalla tecnologia: i problemi delle donne non vengono studiati a sufficienza e non vengono affrontati nel modo giusto: il risultato è che gli sviluppatori si limitano ad analizzare la superficie. Ma perché?

 

Femtech: un mondo ancora troppo maschile

 

Il motivo per cui la salute femminile non ha trovato ancora il giusto riscontro nella tecnologia digitale pare si debba attribuire ad uno strapotere maschile nel settore digitale. 

 

Anche se molte aziende tecnologiche sbandierano il contrario, il settore è ancora fortemente dominato dagli uomini. Basta guardare i numeri: le donne detengono solo l’11% delle posizioni dirigenziali nelle società della Silicon Valley e solo il 5 percento delle start up.

Andando ad analizzare la presenza femminile nelle aziende di maggior successo, vediamo che nel 2017, solo il 15% circa dei ruoli tecnologici in Twitter era occupato da donne, il 17% per Facebook, il 19% in Google, il 18% in Microsoft e il 24% in eBay. Insomma si potrebbe fare molto di più sul fronte delle pari opportunità, anche perché poche di loro riescono a fare davvero carriera: secondo un rapporto del 2016 di McKinsey le donne ricoprono il 37% dei ruoli entry-level nella tecnologia e solo il 25% riesce a passare a ruoli dirigenziali. 

 

Visti questi dati, non c’è da stupirsi che la tecnologia al servizio della salute femminile non stia decollando come potrebbe.

 

Femtech: c’è ancora speranza

 

Anche se non ancora sfruttata come si potrebbe, quella della Femtech si calcola sia un’industria che potrebbe valere fino a 50 miliardi di dollari entro il 2025. E allora cosa stiamo aspettando? Cosa serve per realizzare delle applicazioni e dei dispositivi di sicuro e indiscusso successo per la salute femminile? La risposta non può che essere nelle donne. 

 

Ascoltare le donne, assumere le donne, chiedere alle donne quali sono i principali problemi che le affliggono, legati alla gestione del proprio corpo. E poi chiedere alle donne possibili soluzioni, testarle e ascoltare i loro feedback. 

 

Ogni azienda tecnologica oggi, dalla più piccola alla più grande, dovrebbe vedere nella salute femminile un grande mercato in grado di poter crescere. Solo così le donne avranno davvero la tecnologia che si meritano, fatta su misura per risolvere i loro problemi. Solo così potremo entrare davvero nell’era della Femtech.